I contributi previdenziali ENPAM nelle società
Quanti di voi si ricordano delle marche da bollo da 500 lire che venivano apposte sui certificati medici fino ai primi Anni ’80? L’obbligo di utilizzo di queste marche, dette proprio “marche da bollo ENPAM” rappresentava un contributo integrativo che affluiva alle casse dell’ente previdenziale. Nel tempo sono state considerate così esigue da far sì che il legislatore le abolisse senza però prevedere dei contributi sostitutivi con la conseguente sofferenza del fondo dedicato ai medici convenzionati esterni.
Ad aggravare tale danno si è aggiunto poi il rifiuto di molte società accreditate con il SSN di versare all’ENPAM quanto previsto da una legge del 2007 secondo cui, proprio per “rimediare” al vuoto normativo seguito all’abrogazione della marca da 500 lire, le società di capitale avrebbero dovuto versare il 2% del loro fatturato al fondo dei convenzionati esterni.
L’ENPAM aveva sollevato la questione già nel 2005 ma considerato il parere negativo del MEF e qualche intromissione politica, la proposta è stata abbandonata dopo poco. Oggi la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ENPAM che vorrebbe imporre alle società che svolgono attività medica o odontoiatrica in regime di accreditamento con il SSN il versamento del 2% del fatturato, ha riaperto la più ampia discussione sulla mancata contribuzione di tutte le società che effettuano prestazioni mediche o odontoiatriche e sull’opportunità per gli iscritti ENPAM di usufruire del contributo integrativo.
Uno dei problemi più evidenti si registra oggi nel caso degli odontoiatri che, con la crescita delle catene ma anche delle Srl costituite da professionisti, si vedono portar via reddito e contributi all’ENPAM. Le società non sono obbligate a versare i contributi previdenziali sulla base del reddito mentre il libero professionista si, e la fattura che il professionista emette per le proprie prestazioni è comunque inferiore a quanto il paziente effettivamente paga alla società.
Anche se non è possibile fare stime precise su quanto verrebbe effettivamente versato al fondo, considerando le 2.000 società operanti nel settore con un fatturato medio di 500.000 €, è ipotizzabile che l’introduzione del contributo previdenziale integrativo del 2% sulle fatture emesse ai pazienti dalle società di capitale potrebbe nelle casse dell’ENPAM circa 20 milioni di euro all’anno.
“Somme che potrebbero andare nelle pensioni invece che rimanere a disposizione del capitale”.